#1
Nell'esercizio 6 del testo Teoria dei Sistemi: Esercizi e Applicazioni,
(modello matematico di un satellite) svolto durante le
esercitazioni e sul libro ho notato che non sono state considerate la
rivoluzione terrestre né gli effetti relativistici.
Soprattutto m'interessa l'omissione della rivoluzione. (Daniele Cremonini)
L'esercizio 6 tratta il classico problema dei "due corpi"; la rotazione
attorno al proprio asse del corpo (terra) attorno al quale il secondo
(satellite) orbita non è stata introdotta perché non rilevante
rispetto alle finalità dell'esercizio. Lo stesso può essere
ripetuto per la correzione relativistica. Nelle applicazioni pratiche tali
fattori devono venire introdotti; le prestazioni del sistema di navigazione
satellitare GPS, ad esempio, risulterebbero decisamente inferiori se non
si considerasse la correzione prevista dalla teoria della relatività.
#2
In riferimento all'esercizio 14 del testo Teoria dei Sistemi:
Esercizi e Applicazioni (Sistemi in cascata), ritengo che ci sia
una incogruenza tra i dati e la soluzione, poiché il rapporto
-1/RC che compare nella matrice B risulta uguale a -1
invece di -20. (Mirko Tedaldi)
L'incongruenza da lei rilevata è dovuta ad un errore nella
Figura 14.1 ove viene indicato, per la capacità, un valore
di 0.5 microfarad anziché di 10.
Questo non è, peraltro, l'unico errore presente nel testo;
l'Errata Corrige
è stata inserita nella sezione Testi.
#3
Con riferimento all'esercizio 5 del testo Teoria dei Sistemi:
Esercizi e Applicazioni, cosa rappresenta il metacentro M e
quali forze vi agiscono?
In base a quale criterio è stato scelto il punto C rispetto
al quale vengono calcolati i momenti? (Andrea Pierini e Matteo
Piovaticci)
Il metacentro è il punto cui si può pensare applicata
la risultante delle spinte di galleggiamento agenti sulla sezione
considerata. Il punto C indica l'intersezione della sezione
considerata con l'asse di rotazione (longitudinale) dello scafo.
#4
Con riferimento all'esercizio 16 del testo Teoria dei Sistemi:
Esercizi e Applicazioni, sostituendo il circuito di Fig. 16.2
in quello di Fig. 16.1, si ottiene un circuito diverso da quello di
Fig. 16.3; quale semplificazione è stata fatta?
In altre parole che semplificazione sta dietro la resistenza R3
"circa" uguale a 1 kOhm? (Andrea Pierini e Matteo Piovaticci)
Il circuito equivalente di Figura 16.2 è un circuito alle
variazioni; utilizzandolo per modellare l'amplificatore di Fig.
16.1, la resistenza del generatore si troverà in serie alla
rbb' del circuito equivalente mentre la resistenza di
carico, Rc (1 kOhm), andrà in parallelo
alla rce (200 kOhm). Nel circuito di Fig. 16.3
il valore esatto di tale parallelo (995.025 Ohm) è stato
arrotondato a 1000 Ohm.
#5
Con riferimento all'esercizio 17 del testo Teoria dei Sistemi:
Esercizi e Applicazioni, non ci torna il circuito collegato al
morsetto B: quale circuito equivalente è stato utilizzato per
rappresentare l'uscita dell'amplificatore operazionale non ideale?
Inoltre perché nel generatore di Fig. 17.2 c'è una
corrente proporzionale al potenziale di b' e in quello di Fig. 17.3
c'è una corrente proporzionale alla tensione su rb'e?
(Andrea Pierini e Matteo Piovaticci)
Ricordiamo, innanzitutto, che il circuito equivalente del transistore
è alle variazioni; la resistenza di uscita non nulla
dell'amplificatore viene quindi inserita, nel circuito equivalente
di Figura 17.3, in serie alla rbb' ottenendo così
per R1 un
valore di 120 Ohm (100+20). Il guadagno limitato, G,
dell'amplificatore
differenziale entra poi nel modello attraverso la tensione del generatore
equivalente (pilotato dalla differenza di tensione presente tra l'ingresso
non invertente e quello invertente).
Nel circuito equivalente di Figura 17.2 le tensioni sono riferite
all'emettitore trattandosi di un circuito ad emettitore comune; il
generatore di corrente è quindi pilotato dalla tensione
presente tra b' ed E.
Nel circuito di figura 17.1, l'emettitore del transistore non si
trova ad un potenziale costante rispetto a massa; il generatore
di corrente nel circuito equivalente di Figura 17.3 deve quindi
venire pilotato dalla tensione tra b' e l'emettitore del transistore
che differisce da quella tra b' e massa.
#6
Con riferimento all'esercizio 5 del testo Teoria dei Sistemi:
Esercizi e applicazioni e alla FAQ 23, non riusciamo a capire
nell'equazione di bilancio delle coppie il termine relativo alle
spinte di galleggiamento: quanto valgono esattamente?
Inoltre in tale equzione J non dovrebbe rappresentare il momento
d'inerzia rispetto l'asse di rotazione anziché rispetto
all'asse baricentrico? (Andrea Pierini e Matteo Piovaticci)
La risultante delle spinte di galleggiamento bilancia, ovviamente,
il peso del natante (mg) ma risulta applicata nel metacentro
anziché nel baricentro; un angolo di rollio diverso da zero
provoca quindi una coppia (si vedano le Osservazioni al termine
dell'esercizio). L'equazione di equilibrio delle coppie deriva,
con semplici passaggi, da tali considerazioni.
#7
Con riferimento alle D4) e D5), potrebbe spiegarci brevemente
cos'è un circuito alle variazioni? (Andrea Pierini e
Matteo Piovaticci)
I circuiti alle variazioni descrivono le variazioni delle grandezze
reali rispetto al punto di lavoro; nel caso cui fate riferimento
(circuito equivalente di un transistore) non entrano in gioco le
correnti di polarizzazione.
#8
Vorremmo una ulteriore precisazione sull'esercizio 17 del testo
Teoria dei Sistemi: Esercizi e Applicazioni: dalla
Figura 17.3 emerge che il potenziale del morsetto di uscita
dell'amplificatore operazionele vale
V0=-R0i1+G(V--V+);
non dovrebbe essere
V0=-R0i1+G(V+-V-)?
(Andrea Pierini e Matteo Piovaticci)
Nella Figura 17.1 gli ingressi dell'operazionale sono scambiati
(si veda l'Errata Corrige del testo).
#9
Con riferimento al testo Teoria dei Sistemi: Esercizi e Applicazioni,
ed all'esercizio 20, vorrei sapere se nel modello la corrente coincide con
la potenza termica. Inoltre come è definita la potenza termica in
termini termodinamici? (Vittorio Teglia)
Il modello riportato in Figura 20.2 non è il modello
di una rete elettrica; non vi sono quindi correnti in gioco. Si può
tuttavia osservare che tale modello è analogo al modello
di una rete elettrica nella quale le correnti corrispondano alle potenze
che attraversano i vari rami nel modello del sistema termico.
La potenza può venire indifferentemente definita come lavoro,
energia o quantità di calore nell'unità di tempo e quindi
venire espressa utilizzando unità diverse, tutte comunque
riconducibili a watt cioè a Joule/s (m2*
kg*s-3).
#10
Come posso calcolare gli autovalori di una matrice quando non riesco a
determinare gli zeri del polinomio caratteristico (mi riferisco all'esercizio
4 del testo Teoria dei Sistemi: Esercizi e Applicazioni)?
Potrebbe consigliarmi un testo che tratti in modo chiaro tali algoritmi?
(Cristiano Carretti)
L'algoritmo più usato per il calcolo degli autovalori di una matrice
è il Q-R; può trovarne una descrizione in Wilkinson, J.H. e
Reinsch, C., Linear Algebra, vol. II di Handbook for Automatic
Computation, New York, Springer Verlag, 1971, oppure in Golub, Gene H.,
e Van Loan, Charles F., Matrix Computations, Baltimora, Johns Hopkins
University Press, 1983. Tale algoritmo non è orientato ad un calcolo
manuale ma all'implementazione su calcolatore. L'ambiente di calcolo standard
che si è imposto a livello mondiale nel settore dell'algebra lineare
è il Matlab che è stato fornito a tutti gli allievi
che hanno frequentato il corso nell'ambito di una Classroom Teaching
License; i calcoli relativi all'esercizio cui lei fa riferimento sono
stati svolti usando Matlab. Aggiungo che durante la prova d'esame
non è consentito utilizzare un computer e che le prove da svolgere
non ne richiedono l'uso.
#11
In riferimento all'esercizio dell'amplificatore differenziale, come
funziona un partitore di tensione? (Nicola Garofalo)
Dalla sua domanda non è possibile dedurre a quale esercizio si
faccia riferimento; nel testo Teoria dei Sistemi: Esercizi e Applicazioni
sono infatti presenti due diversi esercizi, il 15 e il 17, che
considerano amplificatori differenziali nei quali uno dei due ingressi
è alimentato da un partitore di tensione. In generale, comunque,
un partitore resistivo è semplicemente formato dalla serie di due
resistenze, R1 e R2 alimentata da un generatore
di tensione. Se indichiamo con V la tensione che alimenta il partitore,
quella che possiamo prelevare a vuoto (cioè senza assorbimento
di corrente) ai capi di una delle due resistenze, ad esempio R2,
è data da VR2/(R1+R2). Scegliendo
opportunamente R1 e R2 è quindi possibile
prelevare una frazione arbitraria della tensione con la quale il
partitore viene alimentato. Nell'esercizio 15, ad esempio, è
presente un partitore formato da due resistenze uguali alimentato
dall'uscita di un amplificatore operazionale; la sua uscita è
collegata all'ingresso non invertente di un amplificatore differenziale.
La tensione su tale ingresso sarà quindi, considerando amplificatori
operazionali ideali, la metà di quella in ingresso al partitore.
#12
Riguardo alla realizzazione di una risposta impulsiva,
a lezione abbiamo ricavato il modello discreto A,B,C.
Nell'esercizio 28 del testo Teoria dei Sistemi: Esercizi ed
Applicazioni ci veniva richiesto il modello continuo, quindi una
volta ricavato quello discreto dovevamo ricavare A',B',C' del
modello continuo.
Nel passaggio da discreto a continuo abbiamo visto che le matrici C
e D dei due modelli sono uguali, mentre A=eA'T e
B è uguale all'integrale tra 0 e T di
eA'(t-x)B' dx.
Perché nell'esercizio viene posto B'=B senza considerare
quest'ultima relazione? (Alessandro Cevoli)
L'esercizio 28 è un po' più complesso di quanto non
appaia a prima vista poiché la risposta impulsiva
assegnata è quella di un sistema continuo cui è stato
applicato l'impulso di Dirac al tempo t=0; la risposta inizia quindi
al tempo t=0+ mentre quella di un sistema discreto cui
sia stato applicato un impulso unitario inizia al tempo t=T
(T = intervallo di campionamento).
Proprio per mettere in luce, partendo da questo
esercizio, le differenze tra queste risposte (sfalsate, in realtà,
di un intervallo di campionamento) abbiamo dedicato una intera lezione
alla sua soluzione ed all'approfondimento di questi aspetti.
Può arrivare a ricostruire la parte che le manca
considerando che, essendo la risposta impulsiva una risposta libera,
nei sistemi discreti un ritardo di un intervallo di campionamento
equivale ad una trasformazione dello stato secondo A e ricordando
che il legame tra le matrici di distribuzione degli ingressi del
modello discreto e continuo di uno stesso sistema è data da
B=eA'TB'=AB' cioè dalla soluzione dell'espressione
da lei citata.
#13
Nell'esercizio 16 viene ricavata la funzione di trasferimento, G(s),
del sistema considerato. Successivamente, per ottenere la risposta frequenziale,
si sostituisce jw ad s, tuttavia l'espressione della G(jw)
risulta,almeno formalmente, abbastanza diversa da quella che si ottiene
sostituendo semplicemente jw nella G(s).
Era possibile ricopiare pari pari la G(s) sostituendo meccanicamente
ad s, jw?
Un problema analogo l'ho trovato a pagina 12.6, sempre nel calcolo di
G(jw). (Andrea Cavallaro)
La G(jw) è una funzione di variabile complessa della quale ha
interesse calcolare il modulo (risposta in ampiezza) e l'argomento (risposta
in fase); viene quindi normalmente scritta separando la parte reale da quella
immaginaria.
#14
A pag. 4.1 del libro Teoria dei Sistemi: Esercizi e applicazioni (esercizio sulla sospensione) non
bisognerebbe considerare anche la forza peso nel bilancio delle forze? In questo caso avremmo un ulteriore
ingresso (anche se costante). (Tue Jan 4 18:49:57 2000, Alessandro Caselli)
La forza peso è bilanciata dalla deformazione dell'elemento elastico della sospensione (molla, balestra,
barra di torsione, elemento a gas ecc.) in assenza di altre forze e quello che
interessa calcolare è proprio lo spostamento rispetto a tale situazione. La costruzione di un modello
che descriva queste deviazioni non richiede l'introduzione di tale forza che, quand'anche variasse, ad
esempio per variazioni di carico del veicolo, sposterebbe solo la posizione di riposo. Naturalmente
tutto questo vale nell'ipotesi, realistica solo entro limiti ben precisi, che l'elemento elastico
della sospensione abbia un comportamento lineare.
#15
Riguardo all'esercizio 4 del testo Teoria dei Sistemi: Esercizi ed applicazioni, non capisco perchè nelle
equazioni di bilancio delle forze non sia presente la forza peso. (Thu Feb 3 22:15:56 2000, Guglielmo Ubaldi)
Veda la risposta alla domanda #14.
#16
Riguardo all'esercizio 6 del libro Teoria dei Sistemi: Esercizi ed applicazioni, non capisco perchè
nell'equazione di bilancio delle forze radiali a pag 6.2, la forza peso sia moltiplicata per
R2/r2. (Thu Feb 3 22:18:41 2000, Guglielmo Ubaldi)
Il motivo è quello indicato nel testo dell'esercizio: se g indica l'accelerazione di
gravità sulla superficie della terra (distanza R dal centro), quella a distanza r
sarà g R2/r2.
#17
Non mi è chiaro come si sia effettuata la linearizzazione delle equazioni a pag 6.3 del
libro Teoria dei Sistemi: Esercizi ed applicazioni.
(Thu Feb 3 22:20:27 2000, Guglielmo Ubaldi)
La linearizzazione delle equazioni non lineari di pagina 6.3 è stata effettuata secondo
le regole che abbiamo visto sia a lezione che nelle esercitazioni: i coefficienti
delle equazioni lineari si ottengono cioè derivando i vari termini a secondo membro
rispetto alle diverse variabili di stato e sostituendo in tali derivate i valori relativi
allo stato rispetto al quale si effettua la linearizzazione. Dato che l'esercizio cui
fa riferimento è stato interamente svolto nelle esercitazioni, riveda gli appunti presi
ed anche i paragrafo 6 degli
Appunti integrativi sulla stabilità.
#18
Ho provato a risolvere l'esercizio N.4 del suo libro di esercizi sulla sospensione
di un veicolo. Leggendo poi la soluzione data sul testo non capisco come si possa
approssimare la G(s) di ordine 4 con quella 29/(s+29). Non sono i poli lenti quelli
dominanti ? La risposta al gradino della G(s) originaria mi sembra estremamente più
lenta di quella della fdt approssimata. Inoltre volevo chiederle qual'è la relazione
tra la matrice di risposta impulsiva e la risposta al gradino.
(Sat May 13 16:47:12 2000, Andrea Di Vincenzo )
La funzione di trasferimento considerata presenta una cancellazione polo/zero che
consente di non mettere in gioco il secondo polo reale; i
due poli trascurati, puramente immaginari, sono legati solamente alla parte oscillatoria
della risposta (anche se, in questo caso, non smorzata).
La risposta di un sistema lineare all'integrale di un qualunque segnale di ingresso è
uguale all'integrale della risposta al segnale stesso; la risposta al gradino è quindi
uguale all'integrale della risposta impulsiva.