#1
A proposito della proprietà C.2.2. a pag. A.47 del testo
Teoria dei Sistemi e del Controllo di G. Marro,
non mi risulta chiaro perché AATy
appartenga a im(A). (Gabriele Tinti)
Un vettore ottenuto postmoltiplicando la matrice A per qualunque
espressione (es. ABCDv ove B,C e D sono matrici di
dimensioni compatibili e del tutto generiche) appartiene necessariamente al
sottospazio im(A) in quanto combinazione lineare delle colonne di
A.
#2
A pagina 17 del libro di testo non mi è chiara la definizione della
proprietà di causalità della funzione di transizione dello
stato, descritta al punto ii). Forse è sottinteso che t0
<= t <= t1? (Marcello Romani)
Certamente.
#3
Non ho ben capito il senso della proprietà 5.6.2 del libro del
professor Marro Teoria dei sistemi e del controllo.
Perché un sistema lineare e stazionario costituisce una realizzazione
minima se e solo se è completamente controllabile e osservabile?
Non è in contraddizione con l'affermazione che la forma minima di un
sistema si può ricavare dalla scomposizione canonica di
Kalman prendendo i blocchi 2 e 4? Non si dovrebbe prendere perciò solo
il blocco 2? È errata la proposizione, l'affermazione (i miei appunti),
oppure le due cose non sono in contraddizione tra di loro? (Gianluca Tonti)
La proprietà 5.6.2 fa riferimento alla realizzazione minima di una
risposta impulsiva e non alla forma minima di un sistema; tale definizione
richiede che la realizzazione sia del minimo ordine compatibile con la risposta
impulsiva considerata e questo richiede, ovviamente, che essa sia completamente
raggiungibile ed osservabile dato che la risposta impulsiva di un sistema
dipende solo da tale parte.
#4
Sul libro di teoria del prof. Marro, a pag. 33, è data una definizione
di matrice aggiunta che non mi è molto chiara: la matrice aggiunta
è la trasposta (o la coniugata trasposta) della matrice dei complementi
algebrici [Aij]T (o [Aij]*.
Se la nozione di complemento algebrico fosse la seguente:
"-a è il complemento algebrico di a" ... (si omette la parte rimanente
della domanda in quanto basata sulla ipotesi precedente). (Michele Piunti)
Se la definizione di complemento algebrico dell'elemento di una matrice
fosse quella da lei indicata bisognerebbe mandare al macero tutti i libri di
algebra lineare, dato che riportano una definizione completamente
diversa che lei dovrebbe conoscere in quanto presente nei programmi di
corsi inseriti nel suo curriculum.
#5
A pag. 117/118 del libro di teoria, nella dimostrazione del Teorema 4.2.1,
si suppone ||x(t0)||0))<=psi(eta).
Dato che V(.) è non decrescente, segue V(x(t))<=psi(eta), t>=t0.
Non capisco quest'ultima implicazione.
(Andrea Di Vincenzo)
V(.) è non crescente (e non non decrescente) lungo una
traiettoria (dato che la sua derivata rispetto al tempo è negativa).
Credo che nell'Errata Corrige
del testo sia presente la correzione di questo errore.
#6
A pag. 163 del libro di teoria c'è scritto che l'osservatore modello non può essere usato nel caso
il sistema da osservare sia instabile. Cosa succede se invece è semplicemente stabile?
L'errore potrebbe mantenersi limitato e non tendere a zero, anzi tendere ad un valore costante?
In questo caso l'osservatore fornirebbe un risultato sbagliato. Non è allora da escludere anche
questo caso? (Tue Jan 4 18:41:21 2000, Alessandro Caselli)
Se si usa come osservatore un modello del sistema da osservare è necessario che tale
sistema risulti asintoticamente stabile dato che la dinamica dell'errore coincide con
quella del sistema. Per gli osservatori identità (o, meglio, per un osservatore "misto")
è necessario riuslti asintoticamente stabile la parte non osservabile del sistema dato
che la dinamica dell'errore di ricostruzione dello stato di tale parte è la stessa
del sistema.
#7
Il viceversa della Proprietà C3.1.4 a pag. 92 del libro di testo vale per ogni tipo di
sistema? Anche per i non lineari stazionari e non stazionari?
(Mon Jan 17 15:59:26 2000, Claudio Beltrani)
La proprietà indicata (completa osservabilità e ricostruibilità) vale solo
per i sistemi lineari grazie alla proprietà di scomposizione della risposta.
Può facilmente convincersi di questo pensando al problema della diagnosi
e dell'incasellamento per i sistemi a stati finiti.
#8
Potrebbe spiegarmi in base a quale proprietà viene dimostrata la Proprietà 5.1.3
pag 140-141 del libro del prof. Marro? In particolare non capisco il passaggio:
c.o.(ker YTA)=c.o.(A-1 ker YT),
dove con c.o. indico il complemento ortogonale e
con YT la trasposta di Y. Anche nella dimostrazione
dell'Algoritmo 5.2.2 pag. 147 non capisco in base a quale proprietà si possa affermare che
c.o.(A-1Z)=AT c.o.(Z).
(Sun Feb 13 11:33:08 2000, Andrea Di Vincenzo)
Lo spazio nullo di YTA è il sottospazio contenente tutti i vettori
x che vengono mappati dalla trasformazione lineare A nello spazio nullo di
YT. E' quindi costituito dalla immagine inversa secondo A
dello spazio nullo di YT; si tenga ben presente che la notazione
A-1 indica l'immagine inversa secondo la trasformazione lineare
A e non l'inversa della matrice che descrive tale trasformazione lineare
una volta che sia stata scelta una base opportuna.
Per quanto riguarda il secondo quesito, si consideri che il complemento ortogonale
di A-1Z è formato da vettori che sono mappati da A
in vettori che appartengono alla intersezione del complemento ortogonale di Z
con l'immagine di A quindi, grazie alla invertibilità della trasformazione
indotta da A tra im A e im AT, sono esprimibili
come immagine in AT del complemento ortogonale di Z (per la verità,
in un contesto più generale di quello di pag. 147 occorrerebbe considerare l'immagine
in AT della intersezione tra il complemento ortogonale di Z
e im A).
#9
Tentando di dimostrare la proprietà B.6.1 a pag. a.35 del libro del prof. Marro
mi sono imbattuto in una difficoltà concettuale. Scelto uno spazio vettoriale V
e un vettore generico v che gli appartenga, esso è unico ma non è unica la sua
rappresentazione che è relativa alla base scelta. Anzi, le basi sono infinite e
quindi pure le rappresentazioni di v. Nel corso della dimostrazione, però, non
sono riuscito a fare a meno di assumere un riferimento "assoluto", identificandolo
con la base principale. Voglio dire che ho assunto che i vettori delle due basi
{b1,...,bn}, {c1,...cn} venissero
rappresentati mediante le loro componenti rispetto alla base principale, e il resto
di conseguenza. La domanda è: è una necessità reale quella di riferirsi alla base
principale e normalmente lo si fa in maniera implicita oppure è una scelta arbitraria
(o superflua) fatta da me?
(Thu Feb 24 16:13:23 2000, Andrea Di Vincenzo)
Quello che è necessario è scindere il concetto di vettore da quello della
sua rappresentazione rispetto ad una base; ciò risulta ovviamente meno
immediato quando si considerano vettori costituiti da n-ple di scalari
dato che risultano omogenei con le loro rappresentazioni rispetto alle
basi.